martes, 31 de octubre de 2017

#libri #architettura | Se Venezia muore

Se Venezia muore / Salvatore Settis.
Giulio Einaudi, Torino : 2014.
viii, 154 p.
Colección: Vele ; 98.
ISBN 9788806218263

Arquitectura y sociedad.
Turismo -- Aspecto social.
Turismo cultural.
Urbanismo -- Italia.
Venecia (Italia)
Sbc Aprendizaje A-711.4(450) SEV
http://millennium.ehu.es/record=b1866751~S1*spi

Le città storiche sono insidiate dalla resa a una falsa modernità, dallo spopolamento, dall'oblio di sé. Di questa minaccia, e dei rimedi possibili, Venezia è supremo esempio. Dobbiamo ritrovarne l'anima, rivendicare il diritto alla città.

In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato, quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, o quando perdono la memoria di sé. Venezia può morire se perde la memoria, se non sapremo intenderne lo spirito e ricostruirne il destino. Fragile, antica, unica per il suo rapporto con l'ambiente, Venezia si svuota di abitanti, e intanto è bersaglio di innumerevoli progetti, che per «salvarla dall'isolamento» ne uccidono la diversità e la appiattiscono sulla monocultura di una «modernità» standardizzata, riducendola a merce, a una funzione turistico-alberghiera. Il caso di Venezia, emblematico, permette a Salvatore Settis un ragionamento universale: dall'Aquila a Chongqing - città della Cina che è passata dai 600.000 abitanti del 1930 ai 32 milioni di oggi - mutamenti frenetici imposti da ragioni produttive e di mercato violano il contesto naturale e lo spazio sociale, mortificano il diritto alla città e la democrazia.

Se Venezia muore, tutto può morire
Roberto Gramiccia

http://www.einaudi.it/speciali/Salvatore-Settis-Se-Venezia-muore

Sono solo 154 pagine ma raramente tanta saggezza fu racchiusa in uno spazio così limitato. Parlo di ‘Se Venezia muore’ di Salvatore Settis, che il 9 dicembre è stato presentato a Venezia in un Palazzo Franchetti incapace di contenere gli uditori convenuti numerosissimi. Tre sono le cose che mi hanno colpito di più in questa breve ma densissima opera.

La prima è il piacere della lettura, che scorre come acqua su un piano inclinato, nonostante le spinose questioni che affronta e gli inevitabili riferimenti anche tecnici che danno solidità all’impianto di una conversazione appassionata ed elegante. Una dimostrazione di come si possa essere insieme rigorosi e naturalmente “rifinitissimi” nell’uso di una lingua come la nostra, sempre di più purtroppo maltrattata e vilipesa. Uno sposalizio felice fra ‘esprit de finesse’ ed ‘esprit de geometrie’. Di quelli che oggi per trovarli li devi cercare con il lanternino.

La seconda è l’equilibrio dimostrato nel trattare con competenza lo specifico di un problema gravissimo – il pericolo che una città come Venezia muoia – raccordandolo con un’indicazione metaforica e generale: “… se Venezia muore non sarà solo Venezia a morire: morrà l’idea stessa di città, la forma della città come aperto e vario spazio di vita sociale, come creazione di civiltà, come impegno e promessa di democrazia”. Se Venezia muore è come se l’arte (la bellezza) morisse, inaugurando la stagione di una decadenza che – a differenza di altre, nei secoli scorsi – difficilmente potrebbe essere superata, come scavalcando un cadavere.

Potrebbe trattarsi di una decadenza senza ritorno, l’antefatto di un imbarbarimento definitivo i cui sintomi più che prodromici già squassano l’organismo di una civiltà sotto attacco. E non è una malattia misteriosa ad insidiare il corpo di questa civiltà – Settis ce lo dice chiaramente – ma il combinato disposto di interessi particolari (e scandalosi) e di una ideologia fortissima che – nel tempo della cosiddetta morte delle ideologie – impone il dominio neoliberista della forma merce, la religione monoteistica del mercato. Che nel caso di Venezia questa noxa patogena assuma le forme specifiche e penetranti di una vincente e talebana monocultura del turismo che si sostituisce a tutte le altre, prendendo le sembianze di una modernizzazione che tutte travolge (interessi collettivi, storia, cultura e sanità pubblica) rappresenta un tratto distintivo locale, diciamo così una modalità speciale nell’aderire alla regola più generale del dover sottoporre tutto alle esigenze del mercato.

Ma c’è una terza ragione che mi ha fatto innamorare di questo libro. Ed è la parte in cui si compara il giuramento di Ippocrate con un ipotetico e auspicato giuramento di Vitruvio. Si dice spesso che la storia è maestra di vita ma da sempre ho pensato (forse per deformazione professionale) che anche la clinica lo sia. E così scoprire che Salvatore Settis ritrovi nel giuramento sul quale si formano (o dovrebbero formarsi) i medici italiani un utile riferimento per redigere un analogo giuramento degli architetti, che dovrebbero trattare le città alla stregua di un essere umano, fornito di anima e di corpo, mi ha regalato una grande soddisfazione.

Le città infatti, nella propria struttura fisica e nelle architetture che le compongono, sono i contenitori di una realtà molto più complessa, che si esprime attraverso la interrelazione fra l’involucro – fisico appunto – e ciò che vi è contenuto in termini di vita umana. E cioè di umori e di amori, di tradizioni, desideri e tradimenti, di passioni tristi e gioiose, di rivolte e di rese. Di un insieme cioè di esperienze e accadimenti umani che nel complesso costituiscono l’anima della città. Ma c’è di più. C’è la consapevolezza che fra contenitore e contenuto esiste un nesso inscindibile, quasi una coincidenza che non autorizza, non permette cartesiane divisioni, come fra res extensa e res cogitans. Spinozianamente, così come non credo in artificiose distinzioni fra le cose dello spirito e quelle del corpo, allo stesso modo sono convinto che le città siano fatte della vita e della storia delle persone non meno che delle strade, dei canali, dai ponti, dalle piazze, dagli edifici, dalle chiese che le compongono.

E così non si può non accogliere la proposta di Settis di considerare le città – Venezia in particolare – alla stregua di organismi viventi, fatti di anima e di corpo, ma in cui anima e corpo non siano separabili se non macchiandosi di una colpa gravissima, di un omicidio. È questo il reato osceno che rischia di essere perpetrato ai danni della città di Venezia: la separazione della città visibile (quella materiale, fisica, architettonica), da quella invisibile (è chiaro il rinvio alle città invisibili di Italo Calvino) che nella storia (nella memoria) e nella cronaca palpitanti delle vite dei suoi abitanti trova la sua ragione di essere, il suo fondamento ontologico.

Se tutto questo è vero appare naturale auspicare che gli architetti (e gli amministratori) debbano interessarsi di Venezia a partire dall’insegnamento di Vitruvio, e della centralità rinascimentale dell’uomo inserito nella sua polis fare la propria bussola. Purtroppo lo sviluppo mostruoso delle megalopoli nel mondo non ha niente a che vedere con Vitruvio. E i pericoli che si sono risolti in vere e proprie condanne a morte per città come Singapore, Chongqing, Abu Dhabi, Dubai si addensano oggi come nuvole tossiche anche su Venezia. Basti pensare al progetto belga che alcuni anni fa alla Biennale proponeva di costruire un anello di grattaceli per proteggere la città lagunare e difenderla dalle sue acque (‘Aqualta 2060’). O al MoSE e ai miliardi di danaro pubblico che ha risucchiato come un’idrovora scoperchiando la pentola, dal fondo vermicolare, della corruzione. O al progetto di una nuova grande opera, un ‘porto off-shore’ da 2,8 miliardi di euro. O all’ipotesi di costruire un gigantesco grattacielo Cardin per vendere appartamenti dai quali si possa ammirare la veduta area della città lagunare. E così via bestemmiando.

Nel frattempo Venezia ha conosciuto il più grande esodo di Veneziani che si ricordi, passando dai 129.971 del 1540 ai 56.684 di oggi, in una città che straripa di turisti: per ogni persona che stabilmente vive in città ce ne sono circa seicento di passaggio! La monocultura del turismo è stata ed è capace solo di produrre ristoranti, alberghi, bed and breakfast, agenzie immobiliari, e negozi di cianfrusaglie turistiche. Senza considerare lo stupro inflitto dalle mostruose ed enormi città galleggianti, abitate da migliaia di turisti, che sfiorano case e palazzi sul Canal Grande, la Giudecca e Riva degli Schiavoni.

Un quadro allarmante quello tratteggiato da Salvatore Settis, una denuncia appassionata e lucida che falsifica i miti taroccati della modernizzazione neoliberista e ci indica una prospettiva di riscatto. Che nessuno, tuttavia, ci regalerà. Mai come oggi difendere Venezia e questa prospettiva significa armarsi di una volontà resistente e combattiva. Una volontà che deve rimettere insieme masse di popolo ridivenute consapevoli, di questa come di altre questioni vitali per la difesa della democrazia.

lunes, 30 de octubre de 2017

#books #architecture | Sou Fujimoto : primitive future

Sou Fujimoto : primitive future / [authors, Sou Fujimoto... et al.].
INAX, Tokyo : 2008.
143 p. : il.
Colección: Contemporary Architect's Concept Series ; 1.
Texto en japonés e inglés
ISBN 9784872751482

Arquitectura -- Siglo XXI.
Fujimoto, Sou, 1971-
Sbc Aprendizaje A-72 FUJIMOTO SOU
http://millennium.ehu.es/record=b1617523~S1*spi

Fujimoto adopts a philosophy towards architecture that returns to a primordial, intuitive moment in the process of design, free of constraints and open for possibilities. This volume, the first in a new contemporary architecture series, presents his manifesto for architecture and in so doing showcases the architect's works and projects to date. Recently realized buildings, such as the T-House' and House O' are presented alongside designs, sketches and models of unrealized works and competition entries.

domingo, 29 de octubre de 2017

#monograficos #arquitectura | a+t 48 | Generators, linkers, mixers & storytellers

Generators, linkers, mixers & storytellers / [editors, Aurora Fernández Per, Javier Mozas].
A + T, Vitoria-Gasteiz : 2017.
127 p. : principalmente il.
Colección: Complex Buildings.
Textos en español e inglés.
En: A + T : revista independiente de arquitectura + tecnología = independient magazine of architecture + tecnology, n. 48 (2017).
ISBN 9788469732618

Arquitectura -- Siglo XXI.
Diseño arquitectónico.
Sbc Aprendizaje A-72(082) *AMA/48
http://millennium.ehu.es/record=b1867221~S1*spi

The generators become complex buildings which, devoid of any contingency, evolve faster and are able to anticipate potential changes, to reconfigure themselves in order to adapt. The machine-building Sport and Cultural Centre by Bruther in Saint-Blaise district (París) has many ramifications to untangle. This complexity is the result of mixed programs and is an inherent condition of its architecture. It is a collection of juxtaposed and heterogeneous elements which present a certain cohesion between them, a whole whose form has not been predefined. Its morphology, subtly shaped, gives the project a sculptural character and proposes a break with the utilitarian architecture that characterizes the district.

The linker-interiors are not a continuous whole but rather a complex whole produced from a continuous presence, from liberated interiors with positive relationships. The Sala Becket in Barcelona (2011-2016) is "a story about the continuity of a building which we first found in ruins and wanted to connect with its beginnings, a 1920s workers’ cooperative, the Cooperativa Paz y Justicia (Peace and Justice Cooperative) connecting this with the years of abandon prior to its subsequent conversion to the new Sala Beckett. All these episodes in the building’s history have been brought together such that the final building houses the cooperative, the derelict period and the new theatre programme." Flores & Prats.

Mixers are complex buildings loaded with stimulating uses which, when inserted into a rundown urban fabric, mix up the entire organism and exert an influence which goes far beyond their physical scope and which manages to exponentially revitalize the whole built environment. In the Linkeroever (left bank) residential area there is a clear dividing line between the garden suburb and the high-rise estate. For the Linker Oever Intergenerational Project (IGLO), on a plot within the highrise section, the Technum urban designers teamed up with three architectural firms (De Smet Vermeulen architecten, architecten De Vylder Vinck Taillieu and Tom Thys architecten) to produce a simple master plan.

Storytellers are those buildings which speak from the eye and the mind of the architect. The richer, the more settled their references, the more playful and imaginative their connections with reality, culture or history, and the more unexpected facets to be discovered by spectators as they try to decipher the buildings’ codes. The Elbphilharmonie building is located less than 2 kilometres from Spielbudenplatz (urban plan by NL / BeL) and the construction of this new music palace is having its inevitable effects on the St. Pauli area. The entirely intentional, anachronism merely reflects the broad scope of the debate within contemporary architecture. Volumes, forms, types, processes which required interpreting and composing within a historical understanding, are adapted to the context, the diversity of users, the introduction of new ways of living, the freedom of choice, the coexistence of opposites, the financial balance, the implementation of new technology...

sábado, 28 de octubre de 2017

#recursoselectronicos #articulos #arquitectura | Genealogía de la arquitectura contemporánea en Cataluña : hijos del 92

Genealogía de la arquitectura contemporánea en Cataluña [Recurso electrónico] : hijos del 92 / Josep Maria Montaner i Zaida Muxí.
En: Catalan Review, v. XVIII, n. 1-2 (1998), p. 209-221
/ ES / Artículos / RE / Open Access
/ Arquitectura – Siglo XX / Catalunya
TEXTO COMPLETO | RACO
http://www.raco.cat/index.php/CatalanReview/article/view/310022

La reciente evolución histórica

Reenfocar la condición de la arquitectura en la Cataluña actual, mostrando la eclosión de una nueva generación de arquitectos jóvenes, nos lleva, en primer lugar, a reconstruir una genealogía reciente de la modernidad. Estamos en otro momento clave que puede definir un nuevo período y dar protagonismo a una nueva generación. Para llegar a explicar la actual situación, podemos considerar que han existido cinco períodos previos.

Entre 1951 y 1961 se produjo la eclosión y consolidación de la arquitectura moderna en Cataluña, intentando recuperar y continuar el momento efímero de las vanguardias del GATCPAC (Grupo de Arquitectos y Técnicos Catalanes por el Progreso de la Arquitectura Contemporánea), a través de una obra atenta a la realidad y a las necesidades de los usuarios. Estos años cubren la vigencia del Grup R y las primeras obras emblemáticas de Josep Maria Sostres, Antoni de Moragas, Francisco Javier Barba Corsini y, especialmente, José Antonio Coderch, quien realizó entonces sus dos obras maestras: la casa Ugalde (Caldes d'Estrach, 1951-52) y las viviendas en la Barceloneta (Barcelona, 1953).

Esta eclosión de una arquitectura moderna en Cataluña coincide con la consolidación de grupos de pintores vanguardistas, como Dau al Set y Antoni Tàpies, pintor para el cual Coderch proyectó, precisamente, su casa estudio en la calle Zaragoza de Barcelona (1960). Como en otras latitudes, las vanguardias de este momento entendían que parte de su misión radicaba en la necesaria labor pedagógica para introducir la arquitectura moderna en el imaginario de la sociedad; para ello eran imprescindibles las exposiciones explicativas y divulgativas de su ideario.

El período 1961-71 fue caracterizado por Oriol Bohigas, que había sido ya uno de los jóvenes miembros del Grup R, en su artículo de 1969 como "la Escuela de Barcelona". Con ello situó la arquitectura en relación a otros movimientos artísticos en Cataluña de nombre similar, marcados por el realismo o por la experimentación conceptual: en la literatura, tal y como ha estudiado Carme Riera en su libro ‘La Escuela de Barcelona’, en el cine (Esteva, Jordà, Duran, Nunes, Portabella), o en la pintura (Hernández Pijoan, Subirachs, Guinovart). En aquellos años se realizan las obras caracterizadoras de Martorell-Bohigas-Mackay, Correa-Mila, Lluís Cantallops, Sabater-Domènech-Puig-Sanmartí y otras. Son siempre obras de tamaño medio y de promoción privada en las que se utiliza un método compositivo en el que el todo se define a través de las partes, los detalles, y la pequeña escala; se utiliza la lógica constructiva del trabajo artesanal, recurriendo preferentemente al ladrillo y la cerámica; se puso énfasis en la escala doméstica de los espacios intermedios, tales como accesos, patios y escaleras de vecinos; y, en definitiva, se asume el compromiso social de la responsabilidad pedagógica y comunicativa de la arquitectura. De la misma manera que en los años 50 los arquitectos mas racionalistas, anónimos y "miesianos" (i.e. de Mies van der Rohe) quedaron al margen del Grup R, en los años 60 la elegante corriente "high-tech" y "miesiana" de Enric Tous y Josep Maria Fargas ajena al populismo y realismo de la Escuela de Barcelona fue anatemizada por ésta.

Fue en el período de la transición democrática, entre 1971 y 1978, época de múltiples cambios, en el que también la arquitectura catalana se transformó drásticamente y cuando la pretendida unidad de la Escuela de Barcelona se dispersó definitivamente. Sin embargo, en 1977, Oriol Bohigas intentó caracterizar como "Escuela de Barcelona II'' un panorama diversificado y atomizado en el que cuatro firmas de arquitectos destacaban a través de trayectorias autónomas con obras de una intensidad conceptual y urbana única: Esteve Bonell, con el edificio Frégoli (Barcelona, 1972-75); Lluís Clotet y Óscar Tusquets del Studio PER, con la casa Fullà (Barcelona, 1967-71); el inicio conceptual de Albert Viaplana y Helio Piñón, junto a Gabriel Mora, en obras como la casa Jiménez de Parga en La Garriga (1976); y el Taller de Arquitectura dirigido por Ricardo Bofill, con obras maduras como Walden 7 (Sant Just Desvern, 1970-75). […]

viernes, 27 de octubre de 2017

#llibres #arquitectura | ARQCAT

ARQCAT.
Col.legi d'Arquitectes de Catalunya, Barcelona : 2008.
289 p. : il.
Texto en catalán, español e inglés.
ISBN 9788496842359

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Sbc Aprendizaje A-72.038(460.23) ARQ
http://millennium.ehu.es/record=b1560212~S1*spi

Esta publicación es, sencillamente, la prueba palpable de la buena salud de la arquitectura catalana de hoy y la garantía de su continuidad. Una realidad que se manifiesta en esta ocasión a través de un significativo abanico - evidentemente, no están todos los que son - de más de 70 arquitectos o equipos arraigados en Cataluña que han dejado reiterada constancia de la calidad de su trabajo y de su compromiso con la mejor tradición de la arquitectura catalana. La edad de estos profesionales -entre los 30 y los 45 años- asegura ahora y en adelante unos sólidos relevos generacionales.

Con esta obra se completa el ciclo de conferencias que, bajo el epígrafe "Arquitectura catalana", se programó en la sede barcelonesa del Col·legi d'Arquitectes de Catalunya (COAC) entre julio de 2004 y marzo de 2005. Se han puesto al día sus contenidos, mostrando aquí el último proyecto construido y el siguiente que los arquitectos que lo protagonizaron tienen sobre la mesa.

El COAC edita el volumen "Arquitectura catalana" como parte de su acción de acompañamiento a las distintas generaciones de arquitectos, de refuerzo de su competitividad. Los que presentamos pertenecen a la que siguió a la de los años ochenta, precursora de la irrupción del ordenador como herramienta omnipresente. Una generación que podría relacionarse con conceptos como voluntarismo, pluridisciplinariedad, realismo y vigor. Profesionales, asimismo, musculados por los bajos presupuestos y la derivada necesidad de plantear nuevas soluciones. Los resultados son evidentes en cada una de las páginas que siguen, entre las cuales, aunque no se haga constancia explícita de ello, se hallan ganadores de premios FAD, reconocidos en numerosas bienales y otros certámenes, así como autores de distintos libros.

jueves, 26 de octubre de 2017

#llibres #arquitectura | 4 Premi AJAC Joves Arquitectes = 4 Premio AJAC Jóvenes Arquitectos

4 Premi AJAC Joves Arquitectes = 4 Premio AJAC Jóvenes Arquitectos = 4 AJAC Young Architects Price / [traducció, Anna Campeny, Elaine Fradley].
Col.legi d'Arquitectes de Catalunya, Barcelona : 2005.
143 p. : il., planos.
Ed. multilingúe catalán, español e inglés.

Arquitectura -- Concursos.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Sbc Aprendizaje A-72.092 QUA
http://millennium.ehu.es/record=b1476846~S1*spi

Los Premios AJAC, desde sus orígenes, han querido dar a conocer las obras de calidad realizadas por los jóvenes profesionales y, muy concretamente, por aquellos que no tienen posibilidades de acceso a los medios de comunicación usuales en el ámbito de la arquitectura. Si en la última edición manifestábamos su consolidación, podemos decir que, en esta edición, los cada vez más jóvenes profesionales participantes han convertido los IV Premios AJAC en un medio reconocido. Desde la AJAC, queremos agradeceros vuestra confianza.

Si bien este objetivo inicial no ha cambiado, podemos decir que, con el paso del tiempo, se ha ido introduciendo un conjunto de cambios que creemos que mejoran la transparencia del proceso de selección de los premiados y que obedecen a un "espíritu crítico" totalmente buscado por nuestra agrupación: la no intervención por parte de la AJAC en el proceso de selección, el hecho de escoger generalmente un jurado internacional (evitando la posible endogamia), la incompatibilidad establecida desde el año 2000 de que ningún miembro de la Junta de la AJAC pudiera participar en el mismo, etc.

Pero en esta última edición, la AJAC ha querido llegar más lejos. Bajo el mismo "espíritu crítico" (y deseo que no se agote nunca), se han introducido nuevas propuestas: La incorporación de diferentes categorías que creemos que han enriquecido enormemente los premios. Por un lado, se ha desvinculado la obra construida de la obra proyectada, puesto que las entendemos como situaciones proyectuales diferentes. Y por otro lado, ha aparecido un premio para escritos de menor dimensión (que no de menor calidad) como medio de potenciar que los arquitectos utilicemos otras vías de comunicación y reflexión con la realidad que nos rodea. Y la ampliación del Premio con toda una serie de charlas a cargo de los premiados - junto con la publicación y la exposición - que hemos titulado justamente INEXPERIENCIAS, para conocer también la dimensión humana de los premiados y no solo la profesional. Lejos de ser una "fábrica" de producir famosos, los Premios AJAC quieren ofrecer otra posibilidad de comunicación entre los arquitectos jóvenes, huir del ‘star system’ imperante, y dar a conocer qué hay detrás de los proyectos y cuáles han sido las circunstancias humanas y materiales que los han rodeado. Queremos destacar que en estas charlas, entre otros muchos temas frecuentemente se plantea que el arquitecto está al servicio de la sociedad, y no al revés.

miércoles, 25 de octubre de 2017

#monograficos #arquitectura | TC 99 | b720 : Fermín Vázquez Arquitectos : arquitectura 1998-2011

b720 : Fermín Vázquez Arquitectos : arquitectura 1998-2011.
Ediciones Generales de la Construcción, Valencia : 2011.
345 p. : principalmente il.
Colección: TC Cuadernos. Serie Dédalo.
Ed. bilingüe en español e inglés.
En : TC : tribuna de la construcción, n. 99 (abr. 2011).

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
b720 Fermín Vázquez Arquitectos
Vázquez, Fermín, 1961-
Sbc Aprendziaje A-72(082) *TCT/99
http://millennium.ehu.es/record=b1802054~S1*spi

b720 es ante todo un equipo. Produce arquitectura rigurosamente contemporánea comprometida con el uso responsable de los recursos naturales. Su coherencia se basa en una metodología de trabajo propia, evitando deliberadamente la elaboración de un estilo o formalismos. Cada proyecto es una búsqueda específica, con clientes y sociedad como referentes irrenunciables. La respuesta a programa, contexto, presupuesto y tiempo es necesariamente única. 720 es el número asignado por el sistema internacional de codificación de materias a la Arquitectura. El nombre del equipo surge de codificar, con una nomenclatura abstracta, la voluntad fundacional de producir buena arquitectura.

martes, 24 de octubre de 2017

#libros #arquitectura | Barcelona 1992-2004

Barcelona 1992-2004 / Guim Costa ; introducciones de, William J. R. Curtis y Josep Maria Montaner ; fotografías, Eva Serrats.
Gustavo Gili, Barcelona [etc.] : 2004.
201 p. : il.
ISBN 8425218845

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Sbc Aprendizaje A-72.038(460.23) BAR
http://millennium.ehu.es/record=b1438427~S1*spi

Barcelona 1992-2004 propone una selección de proyectos, ordenados cronológicamente, que ofrecen una visión sobre el período que arranca en los Juegos Olímpicos de 1992 y que culmina en el gran acontecimiento cultural que supone el Forum de las Culturas de 2004. La selección ha hecho especial hincapié en los proyectos que suponen una apertura de la ciudad al mar y aquellos que han sabido adaptarse al tejido residencial existente. Como capítulos aparte, se presentan los proyectos para los nuevos edificios en altura, las propuestas para el distrito 22@ y el Forum de las Culturas. La selección viene precedida de un texto crítico de William Curtis, donde se explica cómo el desarrollo de Barcelona de los últimos años puede enmarcarse en políticas más internacionales, seguido de un exhaustivo análisis urbanístico de la ciudad de Barcelona es las últimas décadas a cargo de Josep Maria Montaner.

lunes, 23 de octubre de 2017

#monograficos #arquitectura | TC 91 | Batlle i Roig Arquitectes : arquitectura 1996-2009

Batlle i Roig Arquitectes : arquitectura 1996-2009.
Ediciones Generales de la Construcción, Valencia : 2009.
290 p. : principalmente il.
Colección: TC Cuadernos. Serie Dédalo
Ed. trinlingüe en español, francés e inglés
En : TC : tribuna de la construcción, n. 91 (2009)

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Batlle i Roig arquitectos.
Sbc Aprendizaje A-72(082) *TCT/91
http://millennium.ehu.es/record=b1802030~S1*spi

“Nuestro trabajo parte de tres premisas esenciales: lugar, programa y materia y aunque seguramente la importancia de cada una varíe según el proyecto, el orden en el que las hemos citado suele ser el orden en el que las valoramos. De la importancia que el lugar, el contexto, la relación con el entorno, tiene con nuestro trabajo, ya hemos hablado antes y sin duda es el motor esencial de muchos de nuestros trabajos. En otros sin embargo, tú has citado la Torre Millenium de Sabadell y es un buen ejemplo de esto, el programa es fundamental.

“Hablar hoy en día de programa significa no tanto hablar de usos como de economía. A excepción de las tipologías residenciales, hospitalarias y educativas, en las que el concepto de organización paramétrica del espacio no sólo es prioritario sino incluso vinculante, en el resto de construcciones la versatilidad, la capacidad de transformación y la ambigüedad espacial suelen ser un activo. El programa por tanto, deriva hacia la organización de las fuerzas que son capaces de producir el edificio y hacia la capacidad de éste de estructurarse frente a las demandas tecnológicas y medioambientales. Es por tanto un problema de relación entre las circunstancias y el proceso y por ello un problema, como decíamos, económico. Frente a esto, no podemos decir que los problemas y las decisiones formales se sitúen en un segundo plano, porque lo que ocurre es que están en el mismo plano que los tecnológicos y forman parte de ellos. Atender a los problemas formales como una excepción es devaluar su sentido.”

domingo, 22 de octubre de 2017

#monograficos #arquitectura | TC 100 | Roldán + Berengué : arquitectura 1999-2011

Roldán + Berengué : arquitectura 1999-2011.
Ediciones Generales de la Construcción, Valencia : 2011.
266 p. : principalmente il.
Colección: TC Cuadernos. Serie Dédalo.
Ed. bilingüe en español e inglés.
En : TC : tribuna de la construcción, n. 100 (oct. 2011).

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Berengué, Mercè, 1962-
Roldán + Berengué
Roldán, José Miguel, 1961-
Sbc Aprendizaje A-72(082) *TCT/100
http://millennium.ehu.es/record=b1802057~S1*spi

Maroje Mrduljaš: Esta monografía está estructurada de forma atípica para ser una revista de arquitectura. No está organizado según una línea cronológica narrativa o en grupos tipológicos. Habéis preparado la documentación con la intención de convertir el proceso de edición en una reflexión sobre vuestro trabajo. Entiendo por lo tanto que más allá de una catalogación, el índice del número manifiesta el objetivo de descubrir relaciones, que pueden no ser inmediatamente visibles, entre los proyectos. La agrupación y el esfuerzo para etiquetar apropiadamente estos grupos es un proceso de detección de denominadores comunes, de procedimientos de diseño y de estrategias. ¿Se puede considerar esta monografía, un intento de componer la versión más precisa, entre varias posibles, de una línea de trabajo?

Miguel Roldán: Tienes razón, sin duda hay un intento de reinterpretar los proyectos y para ello fijar la estructura del número ha sido esencial. un modus operandi que mezcla el Ars Combinatoria, el Rashomon de Kurosawa y los acertijos de la Alicia de Lewis. Por supuesto que, frente a toda recopilación, un primer gesto es responder a la diversidad con la agrupación. En este sentido catalogar, categorizar y jerarquizar son instrumentos eficientes pues son útiles para reunir, bajo ciertas premisas proyectos que son singulares. Pero existen otras estrategias para responder a lo heterogéneo. Hemos pensado que aunque las cosas son diferentes siempre se puede suponer que hay algún prisma bajo el que aparezcan semejantes. Algo así como jugar a colocar juntas, no cosas obviamente parecidas, sino las que se confrontarían en una primera observación y buscar algún argumento de similitud. La pregunta ¿Qué tienen en común cosas en apariencia opuestas? es un acto de pura creación. Dicho de otro modo, filtrar la diversidad bajo ciertas premisas y observar el resultado. Mientras que las jerarquías suelen ser el final de un proceso, definir estos capítulos de la monografía -"lo existente", "lo topográfico ", "lo granvía", "lo informal", "lo colectivo"- ha sido el inicio de un relato.

sábado, 21 de octubre de 2017

#llibres #arquitectura | Architecture catalane 2004-2009, portrait d'époque

Architecture catalane 2004-2009, portrait d'époque = Catalan architecture 2004-2009, portrait of a time = Arquitectura catalana 2004-2009, retrat d'un temps / Esteve Bonell, Marta Peris, Albert Ferré.
Actar [etc.], Barcelona : 2009.
215 p. : il., planos.
Texto en francés, inglés y catalán.
ISBN 9788496842458

Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Sbc Aprendizaje A-72.038(460.23) ARC
http://millennium.ehu.es/record=b1591332~S1*spi

La divulgation de l'architecture catalane, qui constitue l'une des obligations de l'Ordre des Architectes de Catalogne (COAC), est devenue une véritable vocation de cette institution au fil de ses près de quatre-vingts ans d'histoire. L'exposition que nous présentons avec la publication que vous avez sous les yeux, Architecture catalane 2004-2009, portrait d'époque s'inscrit dans cette trajectoire en même temps qu'elle représente une certaine inflexion à plus d'un titre. Elle s'inscrit, en réalité, dans une trajectoire plus longue encore - celle qui a commencé dès 1874 avec la constitution de l'Association des Architectes de Catalogne qui nous a légué un centre de documentation de l'architecture dont nous pouvons être très fiers. Nos archives historiques veillent sur les fonds professionnels de près de cent-vingt architectes dont l'oeuvre est devenue fondamentale pour comprendre l'histoire de l'architecture catalane, alors que notre bibliothèque est la deuxième d'Europe en nombre d'ouvrages sur l'architecture, rien moins que 186 642. Ensemble, ils constituent un centre de recherche sur l'architecture catalane bien vivant et de niveau international.

viernes, 20 de octubre de 2017

#libros #arquitectura | Ribas & Ribas : arquitectos (1957-2007)

Ribas & Ribas : arquitectos (1957-2007) = architects (1957-2007) / Daniel Giralt-Miracle.
Viena, Barcelona : 2008.
521 p. : il.
En español, inglés y francés.
ISBN 9788483305201

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Ribas & Ribas.
Sbc Aprendizaje A-72 RIBAS RIB
http://millennium.ehu.es/record=b1571780~S1*spi

This is the story of Ribas & Ribas, a Barcelona based studio dedicated more than fifty years to architecture, through which we can follow its evolution and interpret the changes in this art in a period of great transformations, both at home and abroad. This commemorative book compiles, under the direction of Daniel Giralt-Miracle, the most outstanding and representative projects of the studio. A rigorous and fully illustrated chronicle of half a century of architecture, in a beautifully produced edition.

jueves, 19 de octubre de 2017

#books #architecture | IAAC = Institute for advanced architecture of Catalonia: prospectus and projects, 2008-09

IAAC = Institute for advanced architecture of Catalonia: prospectus and projects, 2008-09 / [editorial direction, Vicente Guallart; editorial coordination, Tomás Díez].
Institut d'Arquitectura Avançada de Catalunya, Barcelona : 2008.
1 v. : il.
ISBN 9788461249909

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Sbc Aprendizaje A-72.038(460.23) IAA
http://millennium.ehu.es/record=b1577334~S1*spi

The Institute of Advanced Architecture of Catalonia (IaaC) is an international center for research, education and development of architecture on a multi-level scale, ranging from bits to geography. The three-term Master program at Advanced Architecture accredited by The Universitat Politècnica de Catalunya approaches the physical construction of the world by simultaneously engaging issues on territorial scales, building and digital fabrication. Directors Vicente Guallart, Willy Müller and Marta Malé-Alemany, together with the entire teaching staff, are committed to a long-term prospective of creating an academic and explorative center in Barcelona which brings together students, tutors, and researchers from different fields of knowledge in order to materialize experimental forms of communication, dwelling and planning. The Institute for Advanced Architecture of Catalonia (IaaC) is an international center of research, educations and development oriented toward architecture as a discipline that addresses different scales of territorial analysis and urban development as well as diverse architectural projects, digital processes and information environments. Located in Barcelona, one of the international capitals of Urbanism, the institute directed by Vicente Guallart develops multidisciplinary programmes that explore international urban and territorial phenomena, with a special emphasis on the opportunities that arise from the emergent territories and the cultural, economic and social values that architecture can contribute to society.

miércoles, 18 de octubre de 2017

#books #architecture | Barcelona : architecture & design / [editor and text, Aitana Lleonart]

Barcelona : architecture & design / [editor and text, Aitana Lleonart].
Daab, Cologne [etc.] : 2007.
237 p. : il., planos
Ed. multilingüe alemán - inglés - español - francés – italiano.
ISBN 9783866540293

Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Arquitectura interior -- Cataluña.
Barcelona.
Sbc Aprendizaje A-72.038(460.23) BAR
http://millennium.ehu.es/record=b1559959~S1*spi

Barcelona is the cultural center of Spain. A tourist's hot spot and one of the most frequented cities in summer. There is a lot more to Barcelona's architecture than just Gaudí. Since the Olympic Games in 1992 international architects began to shape the capital of Modernism with numerous contructions. Norman Foster, Frank O. Ghery and many more have left their footsteps. The Forum of Cultures 2004 provided another opportunity of city planning. Slowly Barcelona has been transformed into a an artistic reference: it has an insatiable appetite for new design and innovations, but still highly values its rich architectural past. Old and new are close. Like this it became a model that other cities may choose to imitate due to its cosmopolitan atmosphere. This book shows the newest architectural developements in Barcelona and introduces several projects. Not only public and cultural buildings but also private houses are shown. As far as available floor plans will give additional insights. An index with contact information of the respective architects is enclosed.

martes, 17 de octubre de 2017

#monograficos #arquitectura | TC 97 | Ramon Sanabria : arquitectura 2000-2010

Ramon Sanabria : arquitectura 2000-2010.
Ediciones Generales de la Construcción, Valencia : 2010.
158 p. : principalmente il.
Colección: TC Cuadernos. Serie Dédalo.
Ed. trilingüe en español, inglés y francés.
En : TC : tribuna de la construcción, n. 97 (dic. 2010).

Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Sanabria, Ramón.
Sbc Aprendizaje A-72(082) *TCT/97
http://millennium.ehu.es/record=b1802027~S1*spi

La imagen pública del arquitecto se sitúa en algún punto entre dos versiones extremas muy difundidas. En un límite, el más llamativo y respetado, están los arquitectos estrella que aparecen continuamente en los medios y exhiben sus espectaculares edificios diseñados específicamente para llamar la atención. En el otro extremo aparece un conjunto numeroso de arquitectos, los más denostados, que, para muchos clientes, parecen servir sólo para facilitar un trámite por imposición legislativa y cuyo papel se acerca al de una tasa que hay que sufrir y liquidar como en el caso del notario o el procurador de los tribunales.

Pocos piensan que el arquitecto presta un servicio claro y tiene unos conocimientos específicos tan útiles a la sociedad como los de los médicos o los fontaneros y que, por lo tanto, pagar por sus servicios no es pagar una tasa sino un servicio prestado que sólo ese profesional puede ofrecernos. Por eso, cuando Ramón me pidió que escribiera unas líneas para la publicación de sus obras, pensé que quizás era oportuno preguntarme que ofrecían esas obras a sus propietarios, a sus usuarios y a la sociedad en general. Se trata de evidenciar que solo una persona con los conocimientos y la actitud de Ramón puede brindar esos brillantes resultados. – Ignacio Aparicio

lunes, 16 de octubre de 2017

#books #architecture | In detail : Barcelona contemporary architecture

In detail : Barcelona contemporary architecture / Quim Larrea ; photographs by Alejo Bagué ... [et al.].
Polígrafa, Barcelona : 2005.
134 p. : il.
ISBN 8434310902

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Sbc Aprendizaje A-72.038(460.23) IND
http://millennium.ehu.es/record=b1451580~S1*spi

The city of Barcelona has been known since the early twentieth century as the home of Art Nouveau. Now it has also become a center for contemporary international architecture. This follow-up to ‘In Detail: Barcelona Art Nouveau’ looks at the most notable buildings of the last 10 years, with detailed photographic reports on Josep Llu's Mateo's Barcelona Convention Center, Richard Meier's Museum of Contemporary Art, Carles Ferrater's Botanical Gardens and Institute, Rafael Moneo's Barcelona Auditorium concert hall, Herzog & de Meuron's Forum Building, Josep Llinas's block of buildings in the Fort Pienc neighborhood, EMBT's Santa Caterina Market, Clotet & Paricio's Forum-area retirement home and Jean Nouvel's Agbar Tower. The complexity of this new generation of structures, and the variety of local and international talent on view, are auspicious signs for the Barcelona of the twenty-first century.

domingo, 15 de octubre de 2017

#libros #arquitectura | Moisés Gallego

Moisés Gallego / fotografies de Lluís Casals, Lourdes Jansana ; textos de Maurici Pla, Moisés Gallego.
Col.legi d'Arquitectes de Catalunya, Demarcació de Girona, Girona : 2005.
125 p. : il., planos.
Colección: Inventaris d'Arquitectura
Ed. multilingüe catalán, español e inglés.
ISBN 8496185540

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Gallego Olmos, Moisés.
Sbc Aprendizaje A-72 GALLEGO OLMOS MOI
http://millennium.ehu.es/record=b1490982~S1*spi

El Servei de Publicacions del Col·legi d’Arquitectes de Catalunya presenta un nou volum de la col·lecció ‘Inventaris d’Arquitectura’ dedicat, en aquesta ocasió a l’arquitecte Moisés Gallego. El llibre, titulat ‘Moisés Gallego’, és el onzè volum d’una col·lecció coordinada per l’arquitecta Sara Manté que recull els projectes més rellevants dels arquitectes catalans contemporanis, amb l’objectiu de difondre l’arquitectura dels nostres temps.

El llibre és una edició a cura d’Àlex Gallego que permet conèixer els projectes més importants realitzats per l’arquitecte Moisès Gallego al llarg del període 1984-2004. Entre les obres d’arquitectura destaquen l’ordenació de Plaça Bonanova, realitzat amb Màrius Quintana (2003), els complexos esportius de la UE Santboiana, amb Joan Jorba (2004), Ca n’Arimon a Mollet del Vallès (2000) o la rehabilitació de Can Fabra per a biblioteca del Districte de Sant Andreu, amb Tomàs Morató (2004). D’altres projectes són l’IES La Salut(1997), el CAP a La Llagosta (1987), o la seu del Col·legi d’Aparelladors i AT a Lleida (1984), tots ells realitzats amb Franc Fernández.

El llibre, en versió trilingüe (català, castellà i anglès), s’obre amb un text de Maurici Pla titulat “parti pris” que precedeix l’index de totes les obres incloses. Les següents 92 pàgines exposen una breu memòria, fotografies i plànols de cada projecte. Les fotografies són de Lourdes Jansana i de Lluis Casals. L’article “Revisant la feina feta” escrita pel propi Moisés Gallego tanca el volum.

sábado, 14 de octubre de 2017

#libros #arquitectura | Living & working architecture = Espacios para vivir y trabajar

Living & working architecture = Espacios para vivir y trabajar / Octavio Mestre.
Monsa, Sant Adrià de Besòs (Barcelona) : 2008.
237 p. : il.
Ed. bilingüe inglés – español.
ISBN 9788496823143

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Sbc Aprendizaje A-72.038(460.23) LIV
http://millennium.ehu.es/record=b1555866~S1*spi

No hay mucha diferencia entre vivir y trabajar para quienes decidimos un día vivir construyendo el mundo, para quienes vemos la arquitectura, más que como un trabajo, con la carga negativa que la palabra conlleva, como una ventana para ver ese mundo, a través de ella. Y transformarlo. Y, sin embargo, este libro está divido en esos dos grandes apartados, casi heideggerianos, 'construir, habitar, pensar' simplemente porque esta es una de las muchas formas de ordenarlo (basta recordar las magníficas y variopintas clasificaciones de animales que cita Borges en alguno de sus libros). También podría haberse llamado 'OM, media parte' (claro que no sabiendo si jugarás la segunda, no tenía mucho sentido. ) o 'OM Arquitectura mediterránea', claro que mediterráneos somos hoy todos. O 'OM, obra incompleta', porque incompleta es esta selección que apenas recoge una décima parte de los proyectos realizados y una tercera parte de los construidos… Porque, por interesantes que sean las ideas sobre plano, difícilmente aguantan frente a la potencia de aquello que se ha llevado a término. La vida está para transformarse en libro, dijo Mallarmé. Y para construirla, día a día. Para pensarla. Y para vivirla… Está bien este título, como lo estaría cualquiera de los otros. Dejémoslo, pues, así.

viernes, 13 de octubre de 2017

#libros #arquitectura | Arquitectura topográfica = Topographical architecture : Andre Arriola & Carme Fiol, Barcelona 1987-2012

Arquitectura topográfica = Topographical architecture : Andre Arriola & Carme Fiol, Barcelona 1987-2012 / [authors, Carme Fiol-Costa, Andreu Arriola-Madorell].
Actar, Barcelona [etc.] : 2012.
324 p. : principalmente il.
Texto en español, catalán e inglés.
ISBN 9788461592494

Arquitectura -- Siglo XX -- Cataluña.
Arquitectura -- Siglo XXI -- Cataluña.
Arriola & Fiol (Estudio de arquitectos)
Sbc Aprendizaje A-72ARRIOLA ARQ
http://millennium.ehu.es/record=b1742026~S1*spi

Cuando los historiadores quieran dar razón de lo que la arquitectura de Barcelona de los últimos años del siglo XX y los albores del siglo XXI, difícilmente encontrarán un conjunto de obras que represente con más fidelidad este periodo que el trabajo del estudio formado por Andreu Arriola y Carme Fiol. Empezaron a trabajar en Barcelona en los años ochenta llevando a cabo multitud de intervenciones urbanísticas, tanto en el centro de la ciudad como en la periferia. Plazas como las de Sóller, Tetuán y el Fossar de les Moreres son ejemplos del buen hacer del estudio de este período. Más tarde llegarían proyectos más grandes como el Museu de les Termes Romanes, el Museu de la Música, el Parc de Bomber de Montblanc o el Mercadal de Girona, todas ellas publicadas en este volumen.

jueves, 12 de octubre de 2017

#libros #arquitectura | Jardines verticales : manual práctico y 42 proyectos

Jardines verticales : manual práctico y 42 proyectos / [autor], Carles Broto.
Links, [Barcelona] : 2016.
250 p. : il.
ISBN 9788490540329 

Jardinería vertical.
Plantas en arquitectura.
Sbc Aprendizaje A-712.3 JAR
http://millennium.ehu.es/record=b1854393~S1*spi

Introduciendo espacios verdes en las ciudades, proporcionando soluciones de jardinería en espacios limitados y combatiendo el inacabable hormigón metal y vidrio de los centros urbanos, los jardines verticales comprenden un apasionante campo de la arquitectura y el paisajismo. Este libro recoge los mejores y más inspiradores jardines verticales de todo el mundo y los presenta con todo su esplendor y coloridos. Una meticulosa introducción técnica proporciona las guías para que los arquitectos y diseñadores puedan explorar esta respuesta a la creciente urbanización cada vez más popular, mientras que los ejemplos seleccionados ilustrados con espectaculares fotografías y textos descriptivos son una inspiración para arquitectos, estudiantes y todos aquéllos interesados en el diseño urbanístico.