Milano : Electa, 1995 / Nueva ed.
289 p. : il.
Serie: Documenti di Architettura ; 1.
/ IT / Libros / Arquitectura - Política gubernamental / Arquitectura doméstica – Austria / Constructivismo (Arquitectura) / Viena (Austria) / Vivienda - Política gubernamental
📘 Ed. impresa: ISBN 9788843549139
Cita APA-7: Tafuri, Manfredo (ed.). (1995). Vienna rossa : la politica residenziale nella Vienna socialista. Electa.
ehuBiblioteka BCG A-728.1 VIE
https://ehu.on.worldcat.org/oclc/1055179825
[.it] Pubblicato per la prima volta nel 1980, questo libro è divenuto un "classico". Tradotto all'estero, è stato ristampato più volte anche per i tipi di Electa e rappresenta uno dei contributi più importanti che Manfredo Tafuri ha dato alla storiografia dell'architettura contemporanea.
Il libro analizza la tipologia degli Höfe, le abitazioni operaie sorte a Vienna tra il 1919 e il 1933. Il “monumento socialista” della “Vienna rossa” fra le due guerre è l’Hof, l’abitazione operaia, nella forma del superblocco che accoglie al suo interno una ricca gamma di servizi collettivi: asili, scuole, cucine, lavanderie, laboratori artigianali, spazi verdi. E’ un modello che non implica l’ipotesi di una nuova organizzazione urbana. Esso, al contrario, s’inserisce nelle maglie della città esistente accettandone tutti i vincoli. In sostanza, tra il 1919 e il 1933 Vienna cresce su se stessa negando la necessità di prefigurare un mondo nuovo. La diversità non dovrà risiedere nella riorganizzazione dell’insieme metropolitano, ma caso mai nella configurazione socialista di singole sue parti. Proprio per questo suo rigoroso realismo la “Vienna rossa” è stata vista come anticipatrice dell’esperienza del Comune di Bologna e dell’eurocomunismo. In realtà si tratta di un grandioso esperimento sotto il segno dell’eccezionalità, a cui concorrono non comuni strumenti teorici e pratici, in un momento storico che segna il declino della funzione internazionale di Vienna e il massimo sforzo da parte del movimento operaio austriaco per aprirsi un varco nella società austriaca dopo lo sgretolamento dell’Impero.
Il libro analizza la tipologia degli Höfe, le abitazioni operaie sorte a Vienna tra il 1919 e il 1933. Il “monumento socialista” della “Vienna rossa” fra le due guerre è l’Hof, l’abitazione operaia, nella forma del superblocco che accoglie al suo interno una ricca gamma di servizi collettivi: asili, scuole, cucine, lavanderie, laboratori artigianali, spazi verdi. E’ un modello che non implica l’ipotesi di una nuova organizzazione urbana. Esso, al contrario, s’inserisce nelle maglie della città esistente accettandone tutti i vincoli. In sostanza, tra il 1919 e il 1933 Vienna cresce su se stessa negando la necessità di prefigurare un mondo nuovo. La diversità non dovrà risiedere nella riorganizzazione dell’insieme metropolitano, ma caso mai nella configurazione socialista di singole sue parti. Proprio per questo suo rigoroso realismo la “Vienna rossa” è stata vista come anticipatrice dell’esperienza del Comune di Bologna e dell’eurocomunismo. In realtà si tratta di un grandioso esperimento sotto il segno dell’eccezionalità, a cui concorrono non comuni strumenti teorici e pratici, in un momento storico che segna il declino della funzione internazionale di Vienna e il massimo sforzo da parte del movimento operaio austriaco per aprirsi un varco nella società austriaca dopo lo sgretolamento dell’Impero.
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